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Per Aspera Ad Veritatem n.14
Che cos'è la globalizzazione

Ulrich Beck - Carocci Editore, 1999





Ulrich Beck, docente di Sociologia all'Università di Monaco di Baviera e alla London School of Economics, con il volume "Che cos'è la globalizzazione" - pubblicato recentemente in Italia da Carocci editore - fornisce un'approfondita analisi dell'attualissima tematica della globalizzazione evidenziando, sin dalle prime pagine, come si tratti di terreno accidentato per molteplicità di significati e per dimensioni. L'Autore evidenzia alcune trappole concettuali ed alcune risposte politiche a questo termine, nell'intento di considerare la globalizzazione non come possibile causa di eliminazione della politica ma prendendo in esame la politica al di fuori del quadro categoriale dello Stato Nazione.
Individua in questo senso diverse dimensioni della globalizzazione e cioè quella tecnico-comunicativa, ecologica, economica, dell'organizzazione del lavoro e infine civile, ben sottolineando come l'accezione economica sia al centro del dibattito pubblico.
Egli sostiene che, fallito il progetto della modernità e riconosciuta l'impossibilità di ammettere la razionalità della scienza, la società smarrisce la propria autocoscienza collettiva facendo sì che la globalizzazione economica realizzi "il crollo del moderno", già annunciato intellettualmente con il post moderno e politicamente con l'individualizzazione.
Nel testo è ben sottolineato come la prima modernità fosse caratterizzata da spazi chiusi e reciprocamente delimitati degli Stati Nazionali mentre l'avvento della globalizzazione, annientando le distanze, ha condotto alla condivisione di stili di vita transnazionali, in rapporto ai quali convivenze e azioni trovano realizzazione al di sopra delle distanze e dei mondi apparentemente separati degli Stati Nazionali, delle religioni, delle regioni e persino dei continenti.
Da quando la globalizzazione ha trovato spazi per operare non si è verificato l'annullamento, all'interno di una società nazionale, di tutte le società nazionali, bensì la creazione di un orizzonte mondiale ove si manifesta una marcata tendenza all'universalizzazione, una progressiva unificazione di stili di vita, di simboli culturali e di comportamenti. Parallelamente all'alto livello di circolazione "dell'industria culturale globale", si è notata la polarizzazione nonché la stratificazione della popolazione mondiale in "ricchi globalizzati e poveri localizzati" ed il consolidamento di una nuova struttura statuale europea.
L'Autore, nell'effettuare un'analisi approfondita delle principali teorie della globalizzazione - come quella del sistema capitalistico di Wallerstein, nota ai più come teoria dell'"economia mondo", quelle di Rosenau, Gilpin ed Held, orientate principalmente alla politica postinternazionale - illustra come solo riconoscendo gli errori della globalizzazione si potrà riaffermare il primato della politica, giungendo persino ad ipotizzare una programmazione attraverso la quale affrontare la sfida politica dell'era globale.
Poiché la politica della globalizzazione mira all'eliminazione dei vincoli sindacali ma anche di quelli dello stato Nazione e, tenuto conto che la risposta alla globalizzazione è la rinazionalizzazione, l'Autore evidenzia come i politici dei diversi partiti, spesso affascinati dalla globalizzazione la utilizzino come ammorbidente delle istituzioni segnando implicitamente l'accettazione di un loro stesso indebolimento ed una devitalizzazione del loro ruolo.
Risulta infine molto interessante come l'Autore esprima la convinzione che solo nell'ambito dello spazio trasnazionale dell'Europa, i singoli Stati possano organizzare le proprie politiche secondo modalità tali da qualificarli finalmente come "soggetti di una globalizzazione organizzata" e non più subita.



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